Una vera e propria avventura, nella favela di Rocinha, tra i quartieri più malfamati di Rio de Janeiro, quella raccontata a Io Donna, dalla giornalista imperiese Beatrice Baratto
“A Rocinha tutto è off limits – racconta Beatrice Baratto a Io Donna – Sono riuscita, dopo una decina di giorni passati a tormentare il mio contatto a farmi portare a casa sua, nella favela. Appena scesa dall’omnibus (gli autobus del luogo) mi sono sentita addosso gli sguardi diffidenti, supponenti e indagatori di un gruppo di uomini seduti al bar, intenti a bere birra e a guardare una partita di calcio del Botafogo […] Il mio contatto, El Gordo, lavora in una spiaggia di Ipanema, ha nove figli e guadagna circa dieci reais al giorno, più o meno tre euro. Sua moglie Thina non arriva a quarant’anni ma ne dimostra molti di più“.
“Mi prende per mano – racconta ancora – e mi accompagna lungo le strade della Rocinha; saluta tutti e a tutti dice: ‘Lei è la mia amica italiana’. Come per rassicurarli o forse per rassicurare me che nulla mi potrà accadere“.
Quella che segue è un’intervista di Beatrice Baratto a Thina, sulla vita nella favela e sul ruolo della donna in un contesto tanto difficile.
“Sono stata a Rio tante volte – spiega poi Beatrice a Sanremo News – ma sempre in albergo, mai ero andata per strada, viaggiando sugli autobus, affittando un appartamento e entrando in una favela. Sono stata coinvolta in una sparatoria tra la polizia e i narcos, per una buona mezz’ora“.
Tornerai dopo l’ultima esperienza?
“Ho già prenotato il volo a dicembre“.